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Agnelli, Giovanni.

(detto Gianni). Industriale italiano. Nipote del fondatore della FIAT Giovanni e figlio di Edoardo e della principessa Virginia Bourbon del Monte, ebbe come precettore Franco Antonicelli, professore antifascista del prestigioso Liceo D'Azeglio di Torino. Dal 1941 al 1943, in qualità di ufficiale di cavalleria, partecipò con il Corpo di Spedizione Italiano alla guerra sul fronte russo, mentre con il Raggruppamento Esplorante Corazzato "Lodi" combatté in Tunisia meritandosi la Croce di Guerra al Valor Militare. Fece inoltre parte della divisione "Legnano" del Corpo Italiano di Liberazione. Nel 1943 conseguì la laurea in Giurisprudenza, che gli avrebbe valso il titolo di "avvocato", ed entrò in FIAT, cominciando l'apprendistato in qualità di vicepresidente all'ombra del nonno fondatore dell'azienda e quindi, alla morte di questi (1945), di Vittorio Valletta. Sindaco di Villar Perosa, paese di cui la famiglia Agnelli era originaria, dal 1945 al 1980, nel 1953 sposò Marella Caracciolo di Castagneto, da cui ebbe due figli, Edoardo (1954-2000) e Margherita (n. 1955), pittrice e scrittrice. Nominato amministratore delegato della FIAT (1963), A. stabilì un rapporto privilegiato con Enrico Cuccia, facendo parte del Consiglio di amministrazione di Mediobanca fino al 1991, quando dovette lasciare l'incarico per incompatibilità con la nomina a senatore a vita. Affascinato dalla cultura statunitense, e in particolare dalla politica imprenditoriale del periodo kennedyano, caratterizzata da un forte slancio riformatore, quando nel 1966 divenne presidente della FIAT (carica che tenne fino al febbraio 1996, allorché assunse la presidenza onoraria, passando la mano a Cesare Romiti), A. si pose l'obiettivo di fare della società torinese una grande azienda in grado di stare al passo con i processi di modernizzazione e di reggere le sfide di un mercato mondiale. L'imprenditore incentivò così l'apertura di fabbriche FIAT in tutto il mondo (Russia, Sudamerica) e intraprese un intreccio di alleanze e joint ventures (come, per esempio, quella con l'Iveco) che segnarono un punto di svolta nella mentalità imprenditoriale dell'epoca. Nel 1967 entrò anche nel mondo dell'editoria come presidente dell'Editrice La Stampa, ricoprendo tale incarico fino al 1976 per riprenderlo dal 1982 fino alla morte. Nel 1973, insieme agli amici Henry Kissinger e Nelson Rockefeller, diede vita alla Commissione Trilaterale, associazione creata allo scopo di far incontrare i soci (esclusivamente europei, statunitensi e giapponesi) due volte l'anno per discutere dei problemi del mondo. Dal 1974 al 1976 A. fu alla guida di Confindustria e, in un periodo di forti tensioni sociali, siglò con Luciano Lama e le organizzazioni sindacali l'accordo sul "punto di contingenza". Dopo la crisi degli anni Settanta, negli anni Ottanta condusse il processo di ripresa della FIAT, favorendo l'espansione dell'azienda e i collegamenti con i gruppi Alfa Romeo e Lancia e rilanciando in campo internazionale la società, trasformata in pochi anni in una holding con interessi assai differenziati, che non si limitavano più al solo settore dell'auto, ma spaziavano dall'editoria alle assicurazioni. Sul finire degli anni Novanta la crisi si riaffacciò e per farvi fronte l'"avvocato" avallò la scelta di aprire la FIAT agli americani della General Motors (2000). Tuttavia la malattia che ne minava gravemente la salute gli permise di partecipare in modo assai marginale alle successive ristrutturazioni aziendali. Tra gli altri incarichi ricoperti da A. ricordiamo la presidenza dell'IFI (Istituto Finanziario Industriale S.p.A.), la finanziaria della famiglia Agnelli, di Exor Group S.A. e della Fondazione Giovanni Agnelli. Nel 2000 fu inoltre nominato membro onorario del CIO (Comitato Olimpico Internazionale). Vero e proprio emblema del capitalismo italiano, i suoi vezzi e i suoi nobili tic, a cominciare dal celebre orologio sopra il polsino, vennero assunti come modelli di stile e garanzia di raffinatezza. Poliedrico, intellettuale curioso, attento alle esperienze culturali più diverse, A. fu anche un appassionato collezionista di opere d'arte e d'antiquariato, poi raccolte nella Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli collocata nello "scrigno" realizzato dall'architetto Renzo Piano sul tetto dell'ex fabbrica del Lingotto. Tra le sue maggiori passioni, oltre alle automobili e all'arte, vi erano la vela, lo sci, l'equitazione, sport che praticava attivamente, ma soprattutto la Juventus, di cui fu presidente dal 1947 al 1954 (assumendo poi la presidenza onoraria) e di cui la famiglia Agnelli detiene la maggioranza delle azioni tramite l'IFI, e la Ferrari, di cui la FIAT nel 1969 aveva acquisito il 50% della proprietà. Nel 2003, subito dopo la sua scomparsa, la Ferrari gli intitolò la F2003, mentre la Juventus gli dedicò il 27° scudetto (Torino 1921-2003).
Gianni Agnelli